Un vostro amico vi invita a cena giovedì prossimo per inaugurare la nuova casa. A un primo sguardo non c’è nulla di complicato, ma invece abbiamo bisogno di una gran quantità di conoscenze per suonare il campanello all’ora giusta del giorno giusto dell’appartamento giusto. Nicla Vassallo (
Per sentito dire, 2011, Feltrinelli) parte da un pretesto simile per condurci in un percorso attraverso la testimonianza, formidabile fonte conoscitiva: Riccardo Ruspoli riceve un invito per una cena di gala dalla regina Elisabetta II. Ogni tappa, dalla ricezione dell’invito al lieve inchino per salutare
the Queen, è possibile perché ci è stato testimoniato qualcosa. A cominciare dal nostro nome. Possiamo presentarci a cena grazie a «conoscenze, effettive o presunte, su cui abbiamo contato, conoscenze che si devono alle nostre percezioni, memorie, ragionamenti, introspezioni, come a quanto dagli altri c’è stato testimoniato e agli altri abbiamo testimoniato».
Senza testimonianze saremmo ridotti a poco più che un corpo, eppure c’è una scarsa consapevolezza dell’importanza conoscitiva della testimonianza, sotto molteplici forme: libri, giornali, racconti, telefoni, mappe. Senza la testimonianza subiremmo una grave perdita epistemica, rischieremmo di diventare paranoici e profondamente incoerenti.
Su
darwin, 43, maggio/giugno 2011.
(Molte altre foto di
the Queen).